lunedì 2 ottobre 2017

Filippo Palizzi, “Gli scavi di Pompei", 1870.

Filippo Palizzi, “Gli scavi di Pompei”,
1870, olio su tela, cm 119.5x86, collezione privata.



Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 10 settembre 1899) 
"Gli scavi di Pompei",  1870
Olio su tela, cm 119.5x86
Collezione privata.


Filippo Palizzi, “Gli scavi di Pompei”, 
1870, olio su tela, cm 119.5x86, collezione privata.



Nel 1864, dopo l'unità d'Italia, in uno dei periodi più attivi dell'archeologia ottocentesca, le attività di scavo presso Paestum e Pompei ripresero con nuovi orientamenti, riportando alla luce, grazie a innovative metodologie di scavo, nuovi complessi architettonici. 
Il fascino che questi ritrovamenti esercitarono sulle arti di metà Ottocento, come era stato per il secolo precedente, fu grande e le "spoglie di Pompei" diventarono uno tra i soggetti preferiti dagli artisti, i quali, motivati anche dal gusto del pubblico e dalla conseguente richiesta del mercato, degli scavi archeologici coglievano, spesso, gli aspetti di "costume". 
Cosa che accade puntualmente anche in quest'opera di Filippo Palizzi, nella quale il pittore, in nome di una ricerca pittorica maturata seguendo gli orientamenti del realismo, coglie un momento dello stato degli scavi attraverso una dettagliata osservazione dal vero.
La sfida alle convenzioni accademiche portata avanti dai Palizzi venne amplificata anche dall'influenza esercitata dalla cultura figurativa di "importazione" francese mediata da un personale sentire di un naturalismo interiore, ed è sicuramente ad una delle tante "spigolatrici" di Jules Breton cui Filippo Palizzi si ispira per la protagonista di questo dipinto. E Palizzi, come Breton, idealizza la scena tramite un forte equilibrio compositivo e la ricercatezza poetica delle rappresentazioni, dando ampio respiro alle figure femminili e al paesaggio, sensibili al variare naturale della luce.
La giovane fanciulla, identificabile con Filomena la modella prediletta del pittore, radiosa nella luce splendente del giorno, ammira assorta un frammento di affresco emerso dalla cima di un cumulo di macerie. Esiste una serie di opere dedicata a questo soggetto: "Gli scavi di Pompei", "Filomena, contadina che contempla in vetta ad un ciglione" del 1864 e "Contadina veduta di spalle recante un tinella sulla testa" conservate alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, e ancora "Giovinetta sugli scavi" (M. Simoncelli, 1928) e la versione pubblicata da Schettini sul I Volume della Pittura napoletana dell'800. La variante qui proposta - datata 1870 e molto probabilmente eseguita su commissione - è rimasta per anni in collezione privata. 
L'eleganza dei gesti e il portamento fiero e aggraziato delle lavoratrici conferiscono all'insieme un aspetto nobile, privilegiando una visione idilliaca del mondo del lavoro e conferendo un'atmosfera di classica atemporalità.












1 commento:

  1. Una giovane operaia addetta agli scavi è rapita da mille pensieri mentre fissa i decori che si alternano all'ocra rossa ancora mirabilmente tersa e brillante degli antichi muri pompeiani. E' colta mentre scruta i segni di un passato remotissimo, eppure ancora vivi e palpitanti. Stupore, meraviglia e bellezza assoluta condensati magistralmente in un’unica eloquente inquadratura . Palizzi traspone il fascino della contemplazione estemporanea della ragazza negli ingredienti più nobili del dipinto : la luce fulgida del primo sole , il gioco di ombre sapientemente dosato, l'armonia, la grazia, la genuina semplicità del soggetto che domina l'intera scena, la perfezione della fuga di ruderi concepita con un realismo puntuale, sorprendente .

    RispondiElimina